“Strappare lungo i bordi” è una serie tv netflix interamente creata e prodotta dal fumettista romano Zerocalcare. L’artista è famoso per i suoi fumetti irriverenti e pieni di consapevolezza disarmante.
Questa serie sta spopolando sui diversi social e in pochissimi giorni è slittata al primo posto tra le serie più viste in Italia. Inutile sottolineare che sta piacendo così tanto perché è vera. Ti spiazza con la sua sincerità e ti mette di fronte a delle riflessioni esistenziali in cui tutti noi ci siamo ritrovati almeno una volta.
Tocca diversi temi di carattere sociale e psicologico, dalla violenza sulle donne al suicidio, alla frustrazione di sentirsi costantemente fuori posto e l’accanimento di seguire una perfetta linea tratteggiata con la paura e la colpa di deviare dalla via predestinata.
Un tema trasversale che emerge nel secondo episodio è il concetto che in psicologia ha il nome di “effetto Pigmalione”. Qualche tempo fa, ho affrontato ciò in un breve video che trovate sul mio profilo instagram (link in fondo alla pagina). In breve, l’effetto Pigmalione deriva dalla “profezia che si auto avvera” e consiste nel credere che un bambino sia meno capace rispetto agli altri. L’insegnante di conseguenza lo tratterà diversamente, giudicandolo in maniera più negativa. Trattandolo, quindi, come un bambino non capace e “non dotato”. Il bambino percepirà ciò, a livello inconscio, e finirà per diventare come l’insegnate aveva ipotizzato.
Nel secondo episodio della serie tv, l’artista usa una similitudine che, secondo me, racchiude perfettamente questo concetto psicologico.
Zero, il protagonista, racconta un episodio scolastico in cui delude le aspettative della prof. di matematica che tante speranze aveva riposto in lui. Durante un compito sia lui che il suo amico Secco erano stati gli unici a prendere il voto più basso della classe e Zero si avvicina all’amico con un senso di colpa crescente e dice:
Ma Secco non ti rendi conto che l’abbiamo delusa?
Non ti senti una merda per aver deluso le sue aspettative?
Oggi mi rendo conto che Secco non deludeva niente e nessuno perché la Mazzetti (l’insegnante) non aveva mai proiettato nessuna aspettativa su di lui: mai chiamato alla lavagna, mai chiesto niente. Lo guardava come si guarda una macchia di muffa dentro l’ascensore, che un po’ ti dà fastidio, ma alla fine è competenza del condominio, mica tua.
Questo sguardo lo vedo spesso nei professori che appena vedono quell’alunno che non segue gli schemi (e magari è anche problematico) scatta il meccanismo del “se non vuole impegnarsi affari suoi, non è di mia competenza”. Quello che i professori non comprendono è che l’alunno percepisce questi atteggiamenti e reagirà di conseguenza.
Molte volte, infatti, reagiscono aumentando i comportamenti scorretti, sfidando le regole scolastiche e via sempre di più, finché la situazione comportamentale e didattica è così disastrosa che il ragazzo pensa “è vero! La scuola non fa per me, meglio se me ne vado a lavorare”.
Ormai il problema della dispersione scolastica è un dato di fatto ed è in aumento in Italia, soprattutto dopo la pandemia.
E’ vero il lavoro del docente è uno dei più difficili perché si ha la responsabilità di tante giovani menti. Per questo bisogna fare attenzione a ciò che si dice e pesare le parole che si usano.
Dunque, se ti sei ritrovat* a leggere questo articolo (e addirittura fino alla fine :P), ricordati che non devi dare troppo peso a ciò che ti viene detto. Spesso le persone dicono cose dettate dall’impulso, dalla frustrazione che si trascinano dietro. Soprattutto, non permettere a nessuno e a dei voti di dirti se sei capace o meno. Non aver paura di deviare da quella linea dritta che ti costringe “a strappare lungo i bordi”, ma stropiccialo quel foglio. E se ti rendi conto di aver sbagliato strada, sii clemente con te stess* e riprova ancora e ancora perché il fallimento è opportunità, è un nuovo inizio!
[Per approfondire l’effetto Pigmalione –>https://www.instagram.com/tv/CHaTVscIOSo/?utm_medium=copy_link]
[Foto presa dal web]