Il metodo Phil Stutz un docufilm di Jonah Hill

Recensione

In questo docufilm targato Netflix, Jonah Hill (attore e regista) racconta il metodo utilizzato dal suo terapeuta, Phil Stutz.

È un metodo visivo, immediato e mira a fornire al paziente delle strategie di auto-aiuto da utilizzare sin da subito.

La particolarità di Phil Stutz, psichiatra, è dare al paziente un disegno fatto sul momento dal terapeuta, che è riassunto di un tema importante emerso durante il colloquio. L’immagine, infatti, è un mezzo più potente delle parole. Basti pensare alle tecniche di psicosomatica che utilizzano l’immagine come metafora della malattia per avere un maggiore benessere fisico e mentale (Merati, 2013).

Dal web

Stutz fornisce sin da subito degli strumenti in modo che la persona prenda atto che ce la può fare e che quello specifico umore non sarà così per sempre.

Nello specifico, si tratta di tecniche visive e non, che verranno di seguito sintetizzate:

1. Forza vitale, ha l’obiettivo di migliorare il benessere mentale. Stutz disegna una piramide a 3 livelli e partendo dal basso abbiamo:

L’importanza del rapporto con il corpo. Stutz spiega che per stare bene mentalmente, è necessario prendersi cura del proprio corpo. Ad esempio, con un’alimentazione sana, un ciclo di sonno regolare e sport.

Bisognerebbe cambiare il paradigma del “mi prendo cura del corpo per migliorare il mio aspetto” al “mi prendo cura del mio corpo per migliorarne il rapporto” e di conseguenza migliora la salute mentale.

Al secondo livello abbiamo il rapporto con gli altri. Quando si sta male, spesso si reagisce allontanandosi dalle persone, come avviene ad esempio nella depressione. Lo sforzarsi nel continuare a coltivare le relazioni aiuta ad avere un appiglio per riprendere in mano la propria vita. L’iniziativa deve partire proprio dalla persona che presenta il malessere.

Al vertice, invece, il rapporto con se stessi. Qui viene suggerita la scrittura come strumento per conoscersi e migliorare il rapporto con se stessi. L’indicazione è di scrivere qualsiasi cosa passa per la testa, a mò di diario e “piano piano cose nuove verranno fuori” (cit. tratta dal film). 

Ormai è risaputo che la scrittura è un ottima tecnica di auto-aiuto perché scrivere pensieri, emozioni, eventi traumatici è liberatorio e si hanno benefici sia a livello mentale che fisico (Esterling et al., 1999).

2. Parte X: emerge durante le avversità ed è quella parte che ti giudica e che Freud chiamerebbe il “Super Io”. Secondo Phil Stutz, questa parte blocca e impedisce la realizzazione di un obiettivo. Potremmo dire che sono tutti quei pensieri negativi che ci dicono di non essere capaci, di non esserne in grado, etc.

Questa parte non può essere combattuta, ma bisogna conviverci. Senza la parte X che cerca di bloccare, non ci sarebbe il progresso. Il primo passo è prenderne atto.

Jonah Hill fornisce una similitudine per spiegare ciò: la parte X potrebbe essere il cattivo e senza l’antagonista non ci sarebbe un eroe e, dunque, nemmeno una storia.

3. Collana di perle: consiste nel disegnare e/o visualizzare una linea e un cerchio consecutivi.

Ogni cerchio corrisponde a un’azione sia fallimentare che di successo. Ciò serve per vedersi in termini di azioni che si compiono e andare avanti.

Potremmo collegarlo al concetto di “agency”, cioè la sensazione soggettiva di controllare le proprie azioni (Partipilo S., 2019).

4. Ascoltare la propria ombra: ognuno di noi ha un’ombra, un qualcosa di cui ci si vergogna. Stutz usa la tecnica della visualizzazione per riconoscerla, accettarla e lasciarla andare. Consiste nel chiudere gli occhi e visualizzare quella parte di noi che genera vergogna e darle ascolto, senza sopprimerla.

La tecnica della visualizzazione viene usata anche per contrastare la timidezza, la paura di parlare in pubblico. Può essere usata anche in contesti stressanti in modo da aumentare la tolleranza dello stressor. 

5. Accettazione radicale: “scavare per trovare il succo” (citazione tratta dal film) anche dalle situazioni negative, in modo da trarne vantaggio e ricavarne il meglio. Stutz afferma che “anche l’esperienza negativa ha un significato”.

Inoltre, sono presenti similitudini con la mindfulness come l’esercizio della gratitudine, cioè scrivere o visualizzare tre cose per le quali ci sentiamo grati.

Tale esercizio è mirato a smorzare rabbia, frustrazione e pensieri negativi perché spesso ci focalizziamo su ciò che ci manca, rimanendo incastrati nel nostro stesso labirinto. 

Un esempio dei disegni di Stutz-Immagine tratta dal film.

In conclusione, questo docufilm mi ha emozionato e colpito perché emerge tanto la vulnerabilità del terapeuta che in quanto umano ha attraversato (e attraversa) momenti della vita difficili. L’immaginario comune vede lo psicologo come un essere che è quasi al di sopra delle sofferenze, del dolore che la vita pone. A mio parere, l’effetto che la vulnerabilità del terapeuta ha sul paziente è emozionante e avvicina, rafforzando la relazione terapeutica.

Bibliografia

  • Merati, L. (2013). Curarsi con le immagini interiori. Riza Science, 299, 10-84
  • Esterling, B. A., L’Abate, L., Murray, E., Pennebaker, J. (1999).Empirical foundations for writing in prevention and psychotherapy: Mental and physical health outcomes. Clinical Psychology Review, 19, 79-96
  • Partipilo S. (2019). Paura e rabbia ridurrebbero il senso di agency, State of Mind. Trovato il 02/02/23 https://www.stateofmind.it/2019/05/paura-rabbia-agency/

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