La professione psicologica: tra mito e leggenda

Si sa ormai da tempo che ruotano tanti pregiudizi e false credenze attorno a questa figura misteriosa: lo psicologo!

Bisogna fare molta chiarezza in modo da scardinare quei luoghi comuni come “lo psicologo è per i deboli”, oppure, “è per i matti”.

Innanzitutto, lo psicologo è per tutti e molte volte andare dallo psicologo è da coraggiosi. Non è semplice, infatti, rinarrare la propria storia di vita, riscoprire nuove parti di sé. A volte, si rivela doloroso e altre volte una rivelazione, un qualcosa che non avevi mai pensato.

Lo psicologo non dà consigli o soluzioni magiche, ma ascolta attivamente l’altro, dando un nuovo significato alla storia personale di ognuno.

Ma cosa significa ascolto attivo? Significa ascoltare attentamente (le parole, ma anche i gesti, le emozioni, etc.) e intervenire con domande, precisazioni, approfondimenti.

Ovviamente, ogni psicologo ha il proprio metodo, ma l’obiettivo comune è quello di aiutare l’altro a vedere il problema da un’altra prospettiva, rielaborando i contenuti emersi.

Inoltre, molto importante è individuare le risorse che l’altro mette in campo così da poter affrontare le sfide che la vita ci propone. Per questo si stabiliscono degli obiettivi da raggiungere che lo psicologo concorda insieme alla persona o alle persone, fornendo gli strumenti necessari per fronteggiare periodi critici.

Ci tengo a sottolineare che la durata dei percorsi psicologici varia. Questo dipende molto dagli orientamenti e il metodo che lo psicologo segue. Ad esempio, io concordo “step by step” i tempi direttamente con la persona interessata.

Dunque, andare in terapia è come avere al posto degli occhi una visione grandangolare che ti permette di ampliare il proprio orizzonte, il proprio sguardo e questo genera un cambiamento.

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