Libri e psicologia
Cerchi un libro che ti scuota l’anima? Ecco il libro giusto per te!
Sto parlando de “La Storia” di Elsa Morante. Questo libro tratta della Storia con la “S” maiuscola mescolata alle storie, con la “s” minuscola, dei protagonisti che vivono durante il periodo più tragico della Storia: la Seconda Guerra Mondiale.
È un romanzo storico crudo che mette in rassegna eventi realmente accaduti in quel periodo, come il genocidio per citarne uno, creando così un contesto storico accurato. Mentre la Storia si svolge e segue il suo corso, le storie dei protagonisti si intrecciano e l’autrice ci fa vivere il tutto con un’intensità emotiva che scuote.
Le storie dei protagonisti si svolgono a Roma.
Ida, detta Iduzza, è una maestra di scuola di elementare che si ritrova ad un certo punto ad affrontare i drammi della Guerra tutta da sola, in un mondo che da sempre percepisce pericoloso.
La si può facilmente immaginare come una gattina impaurita che ad ogni minimo rumore salta per lo spavento e corre subito ai ripari, lontana da occhi indiscreti.
La cosa interessante è che nonostante l’autrice la descriva come una “donnetta” ingenua che non è mai diventata un’adulta, nella realtà dei fatti si destreggia con coraggio timido ai pericoli del mondo, della guerra, della fame.
Inoltre, più la Storia incalza con i suoi orrori, più la mente di Iduzza si frammenta, aumentando i pensieri paranoici.
Non solo perché affronta il dramma comune ma anche perché dovrà districarsi nei vari drammi personali che le capiteranno.
Altro personaggio complesso è Ninuzzu o Ninarieddu, figlio di Ida, che si ritrova a crescere con una madre che non è capace di relazionarsi con gli altri. Ida è paurosa, isolata, non chiede per paura e Ninuzzu si colloca proprio all’opposto della madre.
È un personaggio “sborone” che alterna momenti in cui si sente di spaccare il mondo, a momenti di rabbia, apatia. È un personaggio che fa suscitare diverse emozioni contrastanti. Ma poi come si fa a non farsi travolgere dall’energia e carisma di Ninuzzu?
Poi c’è lui, il piccolo Useppe, secondogenito di Iduzza. Lui è la gioia e curiosità allo stato puro. Un bambino sfortunato, cresciuto pressoché da solo con tante domande rimaste inespresse. Useppe, al contrario di Ninuzzu, dà subito vibrazioni positive. Si empatizza subito con lui sia perché nato nel periodo più difficile della Storia, sia per il contesto familiare in cui vive. Bisogna sottolineare che Iduzza, da sola, ha fatto ciò che ha potuto.
Un libro che scuote, fa piangere, che poi era proprio l’intento di Elsa Morante. Scritto in modo semplice così da arrivare a più persone possibili e soprattutto un libro che coinvolgesse emotivamente il lettore.
Dal punto di vista psicologico, è un libro che oltre a descrivere gli effetti del dopo guerra, pone l’accento sugli effetti del non chiedere. Mi spiego, Iduzza ha la tendenza a non chiedere nulla ai suoi figli per non offendere Ninuzzu, ad esempio, o a Useppe per non fargli rivivere certi momenti difficili.
Durante il racconto, infatti, Useppe vedrà delle scene tragiche che non gli vengono spiegate e quando inizia a soffrire del “grande male” inizia la sua cantilena del “pecché?”.
Tanti “perché” rimangono soffocati. Capisce che Ida non è pronta ad accoglierli, ne è spaventata, non saprebbe quale spiegazione dare. Lei stessa non sa bene cosa sta succedendo attorno a lei. Ignora gli argomenti di politica, le motivazioni del conflitto mondiale, insomma non si pone domande e vive la sua vita così: nel suo orticello.
Non dimentichiamo che i bambini sono delle spugne, assorbono le emozioni dei propri genitori anche quando non sono chiare agli stessi. Molte volte esprimono quelle emozioni che la madre o il padre non si concedono per svariate ragioni.
Pensiamo ai bambini che manifestano crisi di rabbia furente, la prima domanda da chiedersi è: di chi è questa rabbia? E soprattutto per chi sta esprimendo tale emozione?
E’ ovvio che tutto ciò avviene in modo inconsapevole proprio perché i bambini assorbono tutto e se dall’altra parte non c’è chi spiega e verbalizza, il bambino si spiegherà da solo il mondo che lo circonda. Decodificandolo con delle fantasie, ad esempio.
E’ estremamente importante non fare come la nostra Iduzza che non chiede per paura di destabilizzare il bambino e per non fargli ricordare eventi traumatici!
Per superare traumi, pensieri, vissuti dolorosi, è importante parlarne perché solo così si può elaborare, metabolizzare e lasciare andare.
Se hai un palloncino che si riempie di aria sempre più, lo lasci gonfiare fino a che non scoppia o ti fermi prima così da togliere l’aria in eccesso ed evitare che esploda? Con i pensieri, traumi, dolori avviene la stessa cosa. Più si ignorano, più si gonfiano fino a scoppiare con manifestazioni sintomatiche, ad esempio.
Quindi, tieni a mente questa immagine del palloncino e pensaci tutte le volte che metterai da parte situazioni che non ti fanno stare bene con la speranza che accantonandole, spariscano.
Spoiler: non spariscono, si accumulano!
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